Nel mondo dello sport poche cose sono più ispiratrici delle storie degli “underdog” cioè quei giocatori che, nonostante ostacoli e difficoltà, riescono a emergere tra i migliori. Questi racconti sono universali e senza tempo, perché tutti noi ci identifichiamo con il momento in cui il più debole sconfigge il più forte. In particolare nel calcio sono numerosi gli esempi di atleti che, nonostante gli inizi difficili, hanno conquistato un posto d’onore tra i grandi. Ma perché questi talenti nascosti spesso sfuggono all’attenzione di allenatori e club? E come possiamo valorizzarli al meglio?
L’effetto “underdog” nello sviluppo dei giocatori
L’effetto “underdog” si riferisce a quei giocatori che, nonostante svantaggi iniziali (ad esempio una statura ridotta, abilità tecniche limitate o contesti sociali svantaggiati), mostrano una crescita straordinaria e superano i loro coetanei. Questo effetto non riguarda solo il successo sportivo, ma ha un impatto positivo anche sullo sviluppo della personalità e delle capacità mentali del giocatore.
Esempio dell’effetto “underdog”
Consideriamo due giovani calciatori: Antonio e Luca.
Luca è da sempre considerato un grande talento. Riceve il miglior supporto tecnico e psicologico da parte degli allenatori. Antonio, invece, passa inosservato: è più basso, meno veloce e tecnicamente di un livello inferiore. Tuttavia Antonio sviluppa una qualità straordinaria: la determinazione a migliorare. Mentre Luca si abitua a dominare, Antonio impara a gestire le sconfitte e a lavorare duramente per crescere. Con il tempo, Antonio supera Luca, grazie non solo alle competenze tecniche acquisite, ma soprattutto alla sua forza mentale e alla resilienza.
Questo esempio dimostra che il talento da solo non basta. Carattere, determinazione e impegno costante fanno spesso la differenza – ed è proprio questo il cuore dell’effetto “underdog”.
Evidenze scientifiche
Numerosi studi confermano la teoria dell’effetto “underdog”. Smith et al. (2019) hanno evidenziato che i giocatori che affrontano difficoltà nelle prime fasi della carriera sviluppano una maggiore resilienza, fondamentale per il successo a lungo termine.
Becker et al. (2020) hanno dimostrato che la motivazione a ottenere riconoscimento è un potente stimolo per l’impegno e la performance, specialmente nei giocatori percepiti come “underdog”.
Fernandez et al. (2021) hanno inoltre rilevato che questi atleti sviluppano una maggiore versatilità in campo, poiché devono adattarsi a ruoli e situazioni differenti per emergere.
Perché gli “underdog” vengono spesso trascurati?
Molti allenatori e club si concentrano su talenti evidenti e prestazioni immediate. Ciò è spesso legato a:
- Visione a breve termine: la pressione per ottenere risultati rapidi porta a privilegiare chi offre subito buone performance.
- Metodi di valutazione tradizionali: gli osservatori tendono a basarsi su criteri classici come la prestanza fisica e la velocità, trascurando chi mostra un ritardo nel suo sviluppo o chi possiede qualità meno convenzionali.
Questa attenzione ai successi immediati rischia di far passare inosservati talenti con un potenziale straordinario nel lungo periodo.
Esempi di effetto “underdog” nel calcio professionistico
- Luka Modrić: da giovane Modrić era considerato troppo esile per competere ad alti livelli. La sua tecnica sopraffina e la comprensione del gioco lo hanno reso uno dei migliori centrocampisti al mondo.
- Jamie Vardy: fino a 25 anni Vardy giocava nelle serie minori inglesi. Poi il salto in Premier League con il Leicester City, dove ha contribuito alla storica vittoria del campionato. La sua tenacia e autostima incrollabile incarnano perfettamente l’effetto “underdog”.
Valorizzare gli “underdog”: il ruolo di allenatori e club
È fondamentale creare un ambiente in cui tutti i giocatori abbiano pari opportunità, indipendentemente dal loro livello attuale di sviluppo. Le valutazioni regolari e oggettive aiutano a scoprire talenti nascosti. Promuovere questi giocatori richiede una visione a lungo termine e la capacità di guardare oltre i criteri tradizionali.
Conclusioni
Allenatori e club dovrebbero riconoscere e sostenere il potenziale degli “underdog” nelle loro squadre. Invece di sottovalutarli, è importante incoraggiarli, perché potrebbero diventare le future stelle del calcio. Le evidenze scientifiche e gli esempi concreti dimostrano che lo sviluppo di questi atleti non solo è possibile, ma spesso addirittura straordinario.
Fonti:
Smith, J., Jones, M., & Harris, D. (2019). Resilienza negli atleti giovani: l’influenza delle esperienze nella prima carriera. Journal of Sports Sciences, 37(5), 553-559.
Becker, T., Müller, L., & Schulz, P. (2020). Il ruolo del riconoscimento nella motivazione dei giovani calciatori. Journal of Sports Psychology, 31(2), 45-52.
Fernandez, L., Garcia, J., & Torres, M. (2021). Versatilità nel calcio giovanile: un vantaggio inestimabile. Soccer Studies, 19(4), 78-86.